Mentre il Maggio sfoltisce le maestranze, sappiamo che il contratto di Francesco Bianchi da Sovrintendente, prevede un emolumento di 190 mila euro più 10mila come premio al raggiungimento degli obiettivi (è vero inferiore a quello della Sovrintendere Colombo di circa 236mila euro, andata via lasciando un buco di 30 milioni di euro, è bene ricordarlo a chi dice che il risanamento passa attraverso i licenziamenti dei dipendenti). Il Sovrintendente percepirà, per non essere troppo penalizzato, anche un premio di produzione al raggiungimento degli obiettivi.
Chissà se tra gli obiettivi raggiunti saranno considerati anche i 42 licenziamenti. Il fatto è che tutto questo ci viene presentato come un risparmio per la Fondazione.
Si è detto ai dipendenti che sono degli irresponsabili, perché hanno scioperato. Si è detto che, questi dipendenti, non hanno motivo di lamentarsi perché c’è chi sta peggio di loro.
Ma se, condizione imprescindibile, per il risanamento del Teatro, era il licenziamento dei dipendenti che già avevano subito riduzioni salariali e peggioramento delle condizioni lavorative, perché tutto questo non ha riguardato la dirigenza, anzi al Sovrintendente, oltre a non avere vincoli orari, è data la possibilità di continuare a svolgere la propria attività privata di finanziere.
Anzi abbiamo appreso di incarichi esterni per la riorganizzazione amministrativa e nella fattispecie, della consulenza di 350 mila euro alla Bain & Company per 6 mesi. Ma la dirigenza e il direttore operativo che fanno? Non sono sufficienti? In tempi di pesanti tagli, di licenziamenti, di rinuncia a servizi essenziali, di rinuncia al prestigioso Corpo di Ballo, si ricorre a consulenze esterne assai costose. Viene da pensare che i tagli operati su lavoratori e lavoratrici non fossero dovuti alla mancanza di risorse finanziarie ma, alla volontà si sacrificarle e sacrificare, al contempo, la natura stessa del Maggio come produttore di cultura e ridurlo a un mero contenitore di eventi prodotti da altri.
Sono stati solo i lavoratori e le lavoratrici a pagare per l’incapacità gestionale di questi anni, tanto per ricordare ancora la gestione Colombo-Renzi.
Si legge che su Repubblica del 15 maggio scorso che 21 dei 42 dipendenti licenziati, come aveva a ragion veduta, previsto il Segretario della Camera del Lavoro, sono della CGIL.
Chi è sindacalizzato, chi difende i propri diritti, chi ha lavorato in questi anni con dedizione e sacrifici per tenere alto il prestigio del Teatro a Firenze e nel Mondo, è stato scelto per essere licenziato.
Le proposte avanzate dal Sindacato. sono state rifiutate ma, le problematiche poste da chi è stato licenziato restano, tutte, irrisolte.
C’è chi dice che di questi tempi, di fronte a chi il lavoro non ce l’ha, di fronte a chi lo perde e non lo ritrova, non è ragionevole lamentarsi e rivendicare alcunché.
Ma non è rinunciando ai propri diritti, che si aiuta chi sta peggio a stare meglio. Così si contribuisce solo ad abbassare, ulteriormente, le tutele e i diritti, senza vantaggio per nessuno.
Donella Verdi
Pubblicato lunedì, 8 Giugno 2015 alle 22:33