Firenze riparte a sinistra sulla riforma della scuola dell’infanzia. Troppe le incertezze e i rischi per qualità del servizio e tutela delle professionalità.

Con questa riforma siamo ad un cambiamento profondo della scuola dell’infanzia comunale come la stessa vice sindaca l’ha definita e su questo le diamo ragione. Ma al contempo non riteniamo questo cambiamento profondo, migliorativo, anzi pensiamo che in questo modo la qualità formativa ed educativa non possa che essere gravemente inficiata per i modi e per i contenuti.

Per i modi, non avendo preventivamente informati e resi partecipi i genitori. Il cambiamento è stato annunciato loro a iscrizioni già chiuse, e per i contenuti che non garantiscono la continuità del percorso educativo e didattico tra mattino e pomeriggio, lasciandone, di fatto, una netta distinzione.

La scuola dell’infanzia è a tutti gli effetti una scuola che prepara le alunne e gli alunni e pone le basi ai percorsi formativi successivi e alle scelte future della loro vita.

D’altra parte questa sperimentazione già usata nei nidi è stata un fallimento che ha determinato un ritorno indietro dell’A.C.

Perché non sarà facile garantire le compresenze come afferma la vice sindaca e, non sarà possibile garantire una continuità educativa e didattica come ad esempio nella gestione del sostegno o delle gite scolastiche.

E le insegnanti di ruolo saranno redistribuite nelle varie scuole venendo meno per i bambini e le bambine il necessario rapporto con le figure di riferimento.

Senza contare l’aspetto delle lavoratrici e dei lavoratori assunti dal privato che avranno contratti peggiorativi con remunerazioni basse (circa 8 euro l’ora) e senza continuità retributiva nei periodi di sospensione. Segnando una disparità del personale che dovrà operare nello stesso ambito col rischio reale di essere anche meno motivato per lavorare in un settore così delicato e importante come quello educativo che si rivolge a bambine e bambini dai 3 ai 6 anni.

Purtroppo questa riorganizzazione si basa esclusivamente sulla necessità di risparmiare e di non investire risorse nella scuola.

Ma oltre alle difficoltà derivanti dai pesanti tagli è dovuta a una scelta già annunciata e pianificata dall’A.C. sia per la scuola dell’infanzia ma, già prima, per tanti altri servizi, generando dequalificazione, precarizzazione e insicurezza del personale che vi opera come abbiamo avuto modo di verificare nei precedenti appalti.

Le soluzioni se l’A.C. vuole e se ritiene la scuola dell’infanzia e il suo percorso educativo e formativo una priorità irrinunciabile, le può trovare. Non vi è nessun impedimento normativo per l’assunzione del personale nella scuola: portare a compimento il concorso per cui sono state fatte le preselezioni, ricorrere all’assunzione a tempo determinato anche in attesa del Progetto 0-6 del Governo e della stabilizzazione dei 23.000 precari della scuola.

In questi giorni abbiamo assistito a una forte mobilitazione dei genitori con gli insegnanti. Vi è stata la scorsa settimana un’assemblea assai partecipata e anche qui in Palazzo Vecchio in occasione del Festival dei Bambini e altre sono programmate, questo a dimostrare quanto le sorti e il futuro della scuola d’infanzia siano sentite e affinché quella che è stata finora un’eccellenza non venga perduta e che dovrebbe essere, primo interesse mantenere, da parte dell’A.C.

La richiesta è di ripensarci, di non procedere all’esternalizzazione e in ogni caso, di non avviare cambiamenti senza il coinvolgimento e la condivisione di tutte le parti: insegnanti, genitori e sindacati.

Pubblicato mercoledì, 22 Aprile 2015 alle 15:30