Cosa succederà col piano vendite degli alloggi popolari del Comune di Firenze. L’opinione del capogruppo Tommaso Grassi.

Piano casa, Grassi: “Vendere 1.249 alloggi impoverirà il patrimonio Erp”

Manca la garanzia che “ad ogni alloggio venduto ne corrisponderà uno costruito ex novo. Perché vendere per sopperire all’obbligo di manutenzione che il Comune dovrebbe fare con fondi propri?”
 

La commissione urbanistica e patrimonio del Comune di Firenze ieri ha dato il via libera al piano alienazione degli alloggi Erp – illustrato dall’assessore con delega alla casa, Sara Funaro – che prevede la vendita di 1.249 appartamenti. Tutti favorevoli tranne il voto contrario di Forza Italia e l’astensione del Movimento 5 Stelle e la coalizione ‘Firenze riparte da sinistra’ che accorpa Sel, Rifondazione comunista e la civica Firenze a sinistra. Ora il piano casa firmato dalla giunta guidata dal sindaco Dario Nardella – che, in base alle legge regionale 5/2014, prevede la messa in vendita di 1.249 gli alloggi Erp il cui ricavato sarà “interamente reinvestito sul patrimonio Erp” attraverso operazioni di recupero di nuovi alloggi, manutenzioni, riqualificazione energetica – lunedì prossimo approderà in consiglio comunale per l’approvazione definitiva.

Per Tommaso Grassi, capogruppo di ‘Firenze riparte a sinistra’, non mancano i nodi da sciogliere e le criticità: “Se siamo d’accordo sul vendere le 120 case altamente degradate- spiega-, su cui non abbiamo alcuna possibilità di assegnazione se non a costi elevati (interventi da 25 a 30mila euro), oppure quegli alloggi di proprietà di Palazzo Vecchio ma che hanno sede fuori dal Comune, dall’altra parte c’è una questione di principio sulla vendita degli alloggi, visto che questa proposta andrà ad intaccare il numero totale delle case Erp. Lo intaccherà perché nel piano non c’è chiarezza: secondo quanto affermato da Nardella, molto del ricavato sarà destinato alla manutenzione di altri alloggi, ma sull’acquisto di nuovi alloggi il piano è lacunoso”.

Secondo l’esponente di Sel, infatti, la “manutenzione dovrebbe avvenire con risorse comunali, messe a bilancio, le vendite invece dovrebbero essere limitate nel numero. Se da una parte 1.249 in 5 anni ci sembrano assolutamente troppi, perché andrebbero ad impoverire il patrimonio pubblico, dall’altra vorremmo che si rispettasse un rapporto basilare: ad ogni alloggio venduto dovrebbe corrispondere uno costruito ex novo. Solo in questa maniera il piano avrebbe un senso”. Un conto, secondo Grassi, è vendere alloggi in condomini misti dove il Comune, non essendo proprietario dello stabile è costretto a spendere in opere di manutenzione (“come il rifacimento delle facciate di lusso”), e con il ricavato costruire nei vari contenitori cittadini, “un altro è non avere questa garanzia. Nardella nel suo programma di mandato ha parlato di un piano per le nuove costruzioni da 750 alloggi, ma per adesso non c’è nulla nero su bianco”.

Questo per quel che riguarda le riserve sul piano politico. Perplessità che si ampliano per quel che riguarda la gestione del piano vendite. La legge regionale 5/2014 affida il compito a Casa spa, “però visto che di Casa spa non ci fidiamo, visto che è riuscita in capolavori come la restaurazione di un appartamento comunale in via Carlo del Prete da 56 metri quadrati spendendo 90.000 euro, riteniamo che il Comune avrebbe dovuto fare un regolamento molto più specifico e pregnante”. Secondo Grassi, infatti, che parte con la girandola degli esempi, “la stima dell’immobile la farà Casa spa, che l’inquilino voglia acquistare oppure no: ma la stima, chi la paga?” Inoltre, continua Grassi, “il Comune prevede un trasferimento in altri alloggi nel caso l’inquilino non si avvalga della prelazione sull’immobile popolare messo in vendita. In quel caso come viene gestita l’operazione, quali sono le clausole nelle famiglie di anziani o con disabili? Così come c’è incertezza sulla possibile prelazione da parte di un parente dell’inquilino”.





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Pubblicato venerdì, 25 Luglio 2014 alle 20:05